Un'idea, un impegno culturale, un laboratorio permanente per conoscere meglio e far apprezzare l'ambiente montano frequentandolo in ragionevole sicurezza. Nasce da un gruppo di appassionati che nel 1999 lancia questo piccolo ma ambizioso progetto
Il progetto è cresciuto anno dopo anno sulle orme dei precursori, in primis Daniele Chiappa, "Ciapin", uomo del Cerro Torre e del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico ma soprattutto uomo di grande esperienza e capacità. Al primo tavolo sedevano uomini del Soccorso Alpino e Speleologico, Istruttori di Alpinismo e Scialpinismo del CAI, Accompagnatori di Escursionismo del CAI, Guide Alpine, alpinisti dei RAGNI di Lecco e del GRUPPO GAMMA, esponenti dell’OSA Valmadrera e della FALC di Milano.
La sfida: rendere la montagna un luogo più sicuro riducendo gli incidenti umanamente evitabili. Il nome venne da sé: SICURI in MONTAGNA. Il titolo lega, in modo implicito ma sufficientemente chiaro, il concetto di sicurezza non alla montagna ma alla persona che, con consapevolezza, deve mettere in gioco la propria responsabilità, il proprio comportamento. La prevenzione e la ricerca di un livello ragionevole di sicurezza è un obbligo morale delle persone e fa capo alla loro cultura, sempre e ovunque, quindi anche in montagna. La sicurezza va interpretata come un dovere irrinunciabile che rispetti prima di tutto le persone e la loro incolumità, senza creare illusioni e false garanzie; anche per questo amiamo e difendiamo la libertà di frequentare la montagna. La libertà è complementare al concetto di sicurezza che ci sta a cuore poiché sollecita l’assunzione di responsabilità: la libertà di comportarsi bene, appunto.
Con informazione, prevenzione, comunicazione. Ci si chiedeva come trovare sinergie, condividere metodi e obiettivi pensando ai temi che legano tutti noi. Il nome venne da se: "Sicuri in montagna".
Tempo seppellimento valanga
La durata del seppellimento delle persone travolte da valanga e localizzate da compagni, negli ultimi vent’anni, si è ridotta da 15 a 10 minuti.
Considerato che in questi cinque minuti le probabilità di sopravvivenza diminuiscono drasticamente, la quota di sopravvissuti è passata dal 60 al 72 percento, riducendo così il tasso di mortalità di quasi un terzo.
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